Bologna, referendum sui fondi alle scuole materne private

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    Bologna, referendum sui fondi
    alle scuole materne private



    Alle 12 affluenza flop all’8.47%.
    I promotori: “Problemi ai seggi”
    BOLOGNA
    Urne aperte da questa mattina (ore 8) per il referendum consultivo sui finanziamenti comunali alle scuole paritarie dell’infanzia a Bologna. Chiamati a votare nei 199 seggi sono poco meno di 290mila cittadini. Alle ore 19, informa il Comune, hanno votato il 23,22% degli aventi diritto.

    È proprio la bassa affluenza una delle incognite di questa consultazione che non prevede il quorum. Il risultato non avrà effetti diretti ma assumerà il valore di un’indicazione alla giunta del sindaco Virginio Merola. Il fronte del centrosinistra che guida il capoluogo emiliano si presenta spaccato all’appuntamento. Da un lato Sel al fianco dei referendari che si battono per lo stop ai fondi comunali per le materne private. Dall’altro il Pd in difesa del mantenimento dell’attuale sistema integrato pubblico privato. I seggi rimarranno aperti fino alle 22.

    «In generale si riscontrano problematiche diffuse che dimostrano una preparazione delle operazioni di voto in diversi casi lacunosa ed approssimativa da parte dell’amministrazione centrale», denuncia in una nota il comitato “Articolo 33”, che ha promosso il referendum. In molti luoghi di voto, spiegano i promotori, «il personale comunale non è in grado di indirizzare gli elettori al proprio seggio, visto che è mancante lo stradario di riferimento dei seggi», e «i nostri rappresentanti stanno sopperendo a questa carenza chiamando la sede centrale del comitato che fornisce un servizio di call-center: stiamo fornendo noi a molti seggi l’elenco del proprio stradario di riferimento!». Secondo i referendari, «l’affluenza alle urne nella prima mattinata è stata alta».

    I cittadini bolognesi sono chiamati ad esprimersi sulla convenzione che dal 1994 destina ogni anno poco più di un milione di euro di soldi pubblici a 27 scuole paritarie private dell’infanzia, di cui 25 cattoliche, per un totale di circa 1.700 posti. Un tema che ha spaccato la maggioranza. Da un lato, al fianco dei promotori del comitato `Articolo 33´ composto da 15 associazioni e presieduto da Stefano Rodotà, si è schierata l’ala sinistra, a partire da Sel. Un fronte vasto, che ha raccolto adesioni di nomi noti, numerose realtà della società civile e laica, il M5S, la Flc-Cgil, la Fiom, i sindacati di base, i collettivi di studenti e persino Casapound.

    Il Pd, invece, ha continuato a difendere le scelte dell’ amministrazione, con punte di polemica altissime, come lo scontro tra il sindaco Virginio Merola e Nichi Vendola che ha sfiorato la crisi dell’alleanza. In difesa della convenzione si è espresso anche Romano Prodi, che però potrebbe non tornare in tempo per votare dalla sua missione in Etiopia. In un’asse a qualcuno ha fatto sospettare di tentazioni da larghe intese (subito smentite), al fianco del Pd c’è anche il centrodestra che ha chiesto, anzi, un rafforzamento economico della convenzione e la reintroduzione dei buoni scuola. E ancora l’Udc, la Curia, la Cisl e il mondo economico, dalle cooperative di ogni colore a Cna, commercianti e Unindustria.

    «Mi auguro che si comprenda che il sistema delle paritarie è fondamentale per assicurare il servizio», è tornata a ribadire il ministro dell’istruzione Maria Chiara Carrozza, schierata fin dall’inizio per l’integrazione tra pubblico e privato. Per Matteo Renzi, di passaggio in città ospite della Johns Hopkins University, «questo non deve essere un dibattito tra laici e cattolici, se così fosse sarebbe una sconfitta per tutti». Il sindaco di Firenze si è allineato con Merola, definendo la discussione di queste settimane «molto interessante» per definire «cosa sia il servizio pubblico e cosa sia bene comune». Poche ore dopo, inaugurando la festa della Cgil, la segretaria Susanna Camusso ha invece invocato il silenzio elettorale, anche se la norma non è obbligatoria in caso di referendum comunali. Il suo sindacato a livello locale ha espresso una posizione più critica verso i promotori del referendum che il segretario bolognese Danilo Gruppi ha bollato come «una tempesta nucleare in un bicchiere».
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  2. sweet.star
     
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    sospettavo ci fosse questa affluenza...
    pochissima informazione e pochi gli interessati....

    peccato che non essendo per poco di bologna non sono potuta andare...
     
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1 replies since 26/5/2013, 19:36   22 views
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